domenica 28 marzo 2021

2666, Roberto Bolaño


Da tempo non mi capitava di affrontare un libro come 2666. Quest'opera, che costituisce di fatto il testamento letterario di Roberto Bolaño, è così nuova, così originale e così coinvolgente da spingere chiunque a rimettere in discussione la propria personalissima concezione di letteratura
Ci troviamo al cospetto di un “romanzo mondo”, con una strada principale - che attraversa l'intera narrazione - da cui si dipartono una serie di stradine più piccole costellate da personaggi e scenari sempre diversi e in cui vengono affrontate tematiche talvolta apparentemente incompatibili: i fondamenti della critica letteraria, l'inasprirsi della violenza, l'insondabile mistero dell'esistenza.
Difficile dire se si tratti di un unico libro o di cinque romanzi distinti; va comunque sottolineato che le cinque "parti" (per usare il termine coniato dallo stesso autore) contengono al loro interno una miriade di fili pendenti che finiscono, talvolta, con l'intrecciarsi: e così abbiamo personaggi che si ritrovano, avvenimenti che si ricollegano, eventi che - almeno in parte - si chiariscono.
Credo che, francamente, sia impossibile fornire una sinossi completa dell'opera; proverò comunque a redigere un piccolo sunto delle cinque sezioni che compongono il testo.  

La parte dei critici: 
Quattro critici letterari (un francese, uno spagnolo, una inglese e un italiano) vanno alla ricerca del misterioso scrittore tedesco Benno von Arcimboldi, di cui sono grandi estimatori; il loro viaggio li condurrà in Messico, nella città di Santa Teresa.
La parte di Amalfitano: 
A Santa Teresa i critici entrano in contatto con il Professor Amalfitano: un uomo solitario e dal profilo dimesso, che è stato abbandonato dalla moglie e vive in uno stato di costante preoccupazione per la figlia Rosa.
La parte di Fate: 
Un giornalista di colore si reca a Santa Teresa per scrivere la cronaca di un incontro di boxe; dopo aver conosciuto Rosa Amalfitano fuggirà con lei da quei luoghi che, negli ultimi tempi, sono stati teatro di numerosi femminicidi.
La parte degli omicidi: 
Viene raccontata la tragedia dei femminicidi avvenuti a Santa Teresa. L'autore lascia aperte varie ipotesi, mettendo in evidenza la misoginia della società messicana e la crassa ignoranza della classe politica. La polizia finirà con l'arrestare un certo Klaus Haas, che verrà accusato dei sanguinosi delitti.
La parte di Arcimboldi: 
Viene narrata la vita di Benno von Arcimboldi, nome dietro cui si cela la figura di un ex-soldato tedesco che è anche lo zio del Klaus Haas (di cui si è detto sopra). Arcimboldi, a un certo punto, si recherà a Santa Teresa per fornire aiuto al nipote in carcere. 

Ecco, se dobbiamo cercare degli elementi comuni tra le varie vicende, siamo in grado di scoprirne almeno due: 
- la (falsa) biografia e le (altrettanto false) opere letterarie di uno scrittore teutonico che è stato testimone degli eventi che hanno sconvolto il continente europeo nella prima metà del ’900;
- il reiterarsi di omicidi di giovani donne che hanno luogo in una cittadina messicana ai confini degli Stati Uniti verso la fin degli anni Novanta. 

Bolaño esprime fino in fondo la sua visione apocalittica, costruendo un romanzo sul male assoluto che è, al tempo stesso, un durissimo atto di accusa contro la barbarie incipiente e l’inettitudine degli intellettuali.
La sua scrittura è inarrivabile: ipnotica e suadente, fluida e piena di ritmo, eccelle nella creazione della suspense e fa emergere una capacità affabulatoria (chi lo dice che sia un difetto?) capace di trascinare il lettore in un altrove ultraterreno; un luogo letterario in cui le forme sintattiche "lunghe" rimandano costantemente lo scioglimento del senso, rivelandosi solamente alla fine del frammento.
2666 è un romanzo ambizioso, sfrenato, pieno di sfaccettature: un'opera magistrale di uno scrittore giunto alla fine del suo percorso terreno ma ancora capace di lasciare il segno in un panorama letterario che, talvolta, si presenta anemico e abitudinario. Un autore a cui spetta di diritto un posto in prima fila tra i grandi narratori del Novecento.


Consigliato a: coloro che cercano un'opera indimenticabile, difficile da catalogare e da raccontare, ma che nelle sue vesti di romanzo-totale riesce nel difficile intento di conciliare l'inconciliabile. 


Voto: 9/10


    
 


sabato 27 marzo 2021

Lontano da casa, Enrico Pandiani

 


Enrico Pandiani, già autore della fortunata dalla serie incentrata su Mordenti e Les Italiens, questa volta si dedica a uno scenario del tutto diverso: costruisce una storia che racconta l'emarginazione delle persone che si sentono "lontane da casa", ambientandola nella sua Torino (che però non viene mai nominata una sola volta!) e utilizzando la trama giallo/noir come un efficace grimaldello per scardinare la realtà che ci circonda. 
Partiamo, come sempre, da un rapido sunto della trama.    

La protagonista, Jasmina Nazeri, insegna l'italiano agli immigrati e cerca di aiutare le persone meno fortunate. Una sera, tornata a casa dal lavoro, riceve la visita delle forze dell'ordine: un ragazzo di colore è stato ucciso e probabilmente lei, che conosce quel quartiere come le sue tasche, è l'unica in grado di identificare la vittima. Jasmina, in quel corpo esanime e martoriato, riconosce immediatamente Taiwo, con cui tempo prima aveva intrattenuto una relazione.
In questo frangente farà la conoscenza di Pandora Magrelli, una poliziotta determinata e dall'indole reazionaria, che le chiederà di darle una mano nello svolgimento delle indagini. 
Jasmina e Pandora, due donne che si trovano agli opposti, faticheranno ad entrare in sintonia; poco per volta finiranno però per comprendersi fino a diventare necessarie l'una all’altra.

Sarebbe un errore madornale classificare questo romanzo come un semplice poliziesco. Il plot, infatti, costituisce uno strumento per raccontare la società italiana contemporanea: un mondo in cui il razzismo e il disprezzo nei confronti di chi è meno fortunato sono ormai all'ordine del giorno. Pandiani, coraggiosamente, affronta un tema scottante e di grande attualità: denuncia apertamente lo spregio con cui vengono trattati gli immigrati e la deriva estremista di una parte non trascurabile della popolazione.
La Torino in cui ambienta la storia non più quella piccolo-borghese ed elitaria di Fruttero e Lucentini; seguendo un percorso già iniziato qualche tempo fa da un altro scrittore torinese, Christian Frascella, volge il suo sguardo ad una periferia multietnica e multiculturale, in cui la strada dell'integrazione è ancora lunga da percorrere e dove hanno notevole importanza le "piccole realtà" che alcuni volenterosi riescono a mettere in piedi (parlo, ad esempio, del banco alimentare).
Strutturato su oltre quaranta capitoli raccontati in terza persona - trenta dei quali incentrati su Jasmina - il romanzo si legge rapidamente. Rispetto alla serie Les Italiens, la scrittura è meno rapida ma sicuramente più ricercata; l'approfondimento psicologico dei personaggi è efficace e aiuta il lettore ad immergersi fino in fondo in una vicenda in cui povertà, disillusione e malvagità costituiscono un baratro profondo da cui è difficilissimo uscire... anche se qualche barlume di speranza si comincia a intravedere, come una luce alla fine del tunnel. 


Consigliato a: coloro che amano la letteratura poliziesca non fine a se stessa ma capace, attraverso vicende realistiche e di sicuro impatto sociale, di raccontare alcuni aspetti del mondo in cui viviamo. 


Voto: 7,5/10


Gio 

mercoledì 24 marzo 2021

La legge dell'innocenza, Michael Connelly

 

Dopo qualche anno di riposo - in cui aveva dedicato le sue attenzioni a Harry Bosch - Michael Connelly ripropone l'Avvocato di Strada Mickey Haller, il fratellastro di Harry Bosch, in un legal thriller ambientato a Los Angeles; un dramma giudiziario dal ritmo serrato in cui il buon Haller si ritrova in un batter d'occhio dall'altro lato della barricata (viene infatti accusato di omicidio).

Una sera di ottobre Mickey Haller viene fermato dalla polizia per un controllo; all'interno del bagagliaio della sua Lincoln viene rinvenuto il corpo di un vecchio cliente con cui aveva delle pendenze economiche. Visto che non è in grado di versare l'esorbitante cauzione imposta da uno scorbutico giudice, l'avvocato viene spedito in carcere. Avendo scelto di difendersi da solo, dovrà elaborare strategie dalla sua cella di prigione. Coadiuvato dal fedele investigatore Cisco, dalla socia Jennifer Aronson e da Harry Bosch inizierà così la battaglia più dura della sua carriera: difendersi dall'accusa di omicidio!

Qual è la differenza tra innocente e non colpevole (termini che, nel linguaggio corrente, appaiono quasi sinonimi)? La legge dell'innocenza - sesto volume della serie - affronta questo interrogativo raccontando la frustrazione di un uomo che si ritrova dietro le sbarre pur sapendo di non aver commesso alcun reato. Solo un pugno di persone - il suo staff, l'ex moglie, la figlia e il celebre fratellastro Harry - credono alla sua innocenza. Ma l'impianto accusatorio è così forte e articolato che persino i suoi colleghi avvocati nutrono forti dubbi in proposito.
I romanzi di Connelly si distinguono per l'assoluta padronanza nel descrivere le complessità del sistema giudiziario e per l'inarrivabile capacità di seguire le procedure poliziesche. Anche questa volta il meccanismo della suspense funziona alla perfezione, sorretto da un cast di personaggi ben delineati, da una trama propulsiva e da una scrittura trascinante.
Forse, a voler cercare il pelo nell'uovo, i capitoli iniziali - quelli che seguono l'arresto di Haller - sono un po' troppo prolissi ed esplicativi e le scene ambientate in tribunale, talvolta, appaiono un poco ripetitive (anche se sappiamo benissimo che questo tran tran rappresenta la norma nei procedimenti legali). 
Connelly, al di là di tutto, fa crescere pian piano la marea emotiva, coinvolgendo il lettore fino in fondo e arrivando a intrecciare la storia con le prime voci di un virus in diffusione proveniente dalla città cinese di Wuhan (nel corso della narrazione le persone iniziano a indossare maschere protettive). Che dire? Si tratta, probabilmente, di uno dei primi romanzi in cui il Covid 19 diventa parte integrante del racconto, influenzando la vita dei protagonisti.


Consigliato a: coloro che amano i romanzi polizieschi serrati, imperniati su personaggi credibili, e con un lato umano della vicenda molto ben sviluppato (un noto giornalista scrisse, qualche tempo fa: "Quelli di Connelly sono thriller con l'anima"... come dargli torto?) 


Voto: 7,5/10


Gio   



domenica 21 marzo 2021

La morte di Belle, Georges Simenon

 


La morte di Belle è l'ennesimo gioiellino nella vasta produzione di Georges Simenon: un romanzo breve con pochi personaggi descritti magistralmente e un approfondimento psicologico davvero impareggiabile e, al tempo stesso, un'opera capace di lanciare uno sguardo d'accusa sulla società perbenista del Ventesimo Secolo.
Partiamo, come sempre, dalla trama.

Spencer Ashby è un pacifico professore la cui esistenza si sgretola nell'arco di una sola mattinata: quando il cadavere di Belle, figlia di un'amica di sua moglie e loro ospite da tempo, viene rinvenuto all'interno del cottage in cui abitano.
A poco a poco emergerà la tumultuosa adolescenza della giovane vittima - i suoi amanti, la famiglia divisa, gli scandali da cui è scappata - e il malcapitato Spencer diventerà il principale sospettato del delitto. Col procedere delle indagini, la scuola in cui insegna e la piccola comunità in cui si è insediato inizieranno a sospettarlo del misfatto e l'instabile equilibrio del professore comincerà a disintegrarsi.

Si tratta di un libro breve, intenso e ricco di atmosfera, che racchiude tra le sue pagine una duplice indagine psicologica: quella relativa all'ossessione sul giudizio degli altri e quella sulla società dell'epoca - chiusa e puritana - incapace di mostrare empatia verso il diverso.
Prettamente americano per quanto riguarda l'ambientazione, La morte di Belle ripropone un protagonista che ha parecchio in comune con altri personaggi creati dallo scrittore: Ashby, infatti, è il classico (anti)eroe simenoniano: debole, contorto, destinato a venire travolto dagli eventi. 
Il romanzo lascia ampio spazio all'analisi della psiche del protagonista, trasformandosi col passare delle pagine in un un viaggio nell'esistenza di un uomo qualunque, scialbo e banale; un personaggio che, pur non volendolo, diventa vittima delle proprie stesse ossessioni e si incammina sulla strada dell'autodistruzione.
La scrittura di Simenon è stilisticamente impeccabile: essenziale, coinvolgente, limpida come acqua di fonte riesce a catturare il lettore e a renderlo partecipe del dramma che sta mettendo in scena.    


Consigliato a: coloro che amano i romanzi capaci di scandagliare a fondo la psiche dell'individuo e a chiunque ami i drammi imperniati sulla figura di "uomini qualunque" che finiscono col diventare vittime del destino e delle contingenze.


Voto: 7,5/10




giovedì 18 marzo 2021

Fa troppo freddo per morire, Christian Frascella

"Sono nella lavanderia a gettoni di corso Giulio, dove lavoro. Anzi, dove sto di base. Non mi occupo di lavatrici e detersivi, sono un investigatore privato senza ufficio."
Questo è l'incipit della prima indagine di Contrera... e già rende l'idea del personaggio con cui avremo a che fare. Nel mondo dell'editoria italiana, ridondante di ispettori e commissari, si sentiva proprio la mancanza di un private-eye. La via dell'hard-boiled all'italiana, a dire il vero, non è stata troppo frequentata e i nipotini di Chandler - se si esclude il fortunato caso dell'Alligatore di Carlotto - sono sempre rimasti un po' in disparte, quasi timorosi di entrare in competizione col fascino virile di un Rocco Schiavone o l'ammaliante timidezza di un commissario Ricciardi.
Frascella arriva al momento giusto: ci regala una detective story che funziona alla perfezione, con i meccanismi ben oliati e con un protagonista che, grazie alla battuta pronta e all'esistenza sgangherata, entra immediatamente nelle grazie del lettore costringendolo a seguirlo nelle sue peripezie (vi faccio subito una confessione: dopo aver finito questo romanzo, mi sono già "accattato" gli altri due della serie!) 
Ma partiamo, come al solito, da un breve accenno della trama. 

All'interno di un locale equivoco di Torino, in zona Barriera di Milano, un uomo viene accoltellato a morte. Si tratta del proprietario, un piccolo boss albanese, e il principale sospettato dell'omicidio è il giovane maghrebino Driss. Contrera, incaricato di ritrovare il ragazzo - che nel frattempo di è dato alla macchia - cercherà di dimostrare la sua innocenza; l'indagine non sarà affatto facile perché dovrà costantemente guardarsi alle spalle sia dalla malavita locale che da quella albanese che l'hanno - come si suol dire - messo nel mirino.

Fa troppo freddo per morire è un buon romanzo nonché l'inizio ideale per una nuova serie (che si prospetta molto lunga). Il punto di forza del libro, come si era intuito, è il protagonista: un detective squattrinato che ha il proprio ufficio in una lavanderia a gettoni e che ha alle spalle un'espulsione dalla polizia per traffico di droga, un matrimonio finito malamente e una paternità latitante; un uomo che veste in maniera dimessa, non ha un alloggio dove tornare la sera (da anni vive accampato dalla sorella) e guida una Panda Young vecchia come il cucco (non affezionatevi troppo alla sua macchina - e qui mi concedo un piccolo SPOILER - perché finirà arsa tra le fiamme a metà libro circa).
La caratterizzazione di Contrera è notevole, così come è degna di nota la descrizione del quartiere: un'enclave difficile, con un'alta concentrazione di extracomunitari, ma ricca di colori e vitalità. Siamo ben lontani dalla Torino-bene di Fruttero e Lucentini; qui scopriamo una capitale sabauda multietnica, periferica e multiculturale, di cui l'autore disegna sapientemente  zone bianche e nere (non bianconere, però... perché l'autore, come il suo protagonista, è di assoluta fede granata) senza però cadere negli stereotipi e nei luoghi comuni
Il romanzo, che coniuga molto bene la trama investigativa e le vicende private di Contrera, è  ottimamente costruito e non concede al lettore un attimo di tregua. Scritto in maniera scorrevole, popolato di personaggi e ambientazioni ben delineate, rispetta perfettamente i canoni del vecchio hard-boiled grazie ad una scrittura coinvolgente e ai dialoghi scoppiettanti e intrisi di ironia.


Consigliato: a coloro che amano i personaggi lontani dal politically-correct, le trame avvincenti e i dialoghi incalzanti e a chiunque voglia fare la conoscenza di un personaggio come Contrera: eternamente oscillante tra il dannato e lo sfigato, ma capace di appassionare il lettore con il suo modo di essere originale e debordante.


Voto: 7,5/10 


lunedì 15 marzo 2021

Il lusso della giovinezza, Gaetano Savatteri


Per uno strano scherzo del destino, quasi senza volerlo, mi trovo a commentare questo romanzo nello stesso giorno del debutto della fiction TV intitolata Màkari e imperniata sui personaggi creati da Gaetano Savatteri: il "giornalista disoccupato di successo" Saverio Lamanna e il suo compare di investigazioni Piccionello.
Dopo La fabbrica delle stelle e Il delitto della Kolymbetra, ritroviamo questa strampalata coppia di (anti)eroi alle prese con una nuova indagine che li porterà un po' lontano dalle atmosfere marine a cui ci avevano abituato nei precedenti volumi. 

Questa volta, infatti, Lamanna e il suo braccio destro si trovano in trasferta a Castelbuono, nel cuore della Madonie, per prestare aiuto a Suleima - la compagna del giornalista - affranta dopo la sciagurata morte del suo datore di lavoro: Steve Parker un milionario americano deciso a investire fior di quattrini nella arcaica e difficile terra di Sicilia. Pare si sia trattato di un banale incidente di montagna, una tragica fatalità. Per Lamanna, però, i conti non tornano; ben presto comincerà a sospettare che qualcosa di oscuro si celi dietro l'improvvisa morte del riccone/mecenate. 

Savatteri, stavolta, mette parecchia carne al fuoco. Sono parecchi i concetti e le suggestioni che si annidano all'interno della narrazione: l'immobilismo di una comunità legata alle antiche tradizioni, lo scarto generazionale che ha sancito una sorta di rottura tra padri e figli, la necessità di una svolta epocale che veda finalmente protagonisti i giovani.
Gli irresistibili protagonisti, circondati da una esilarante "corte dei miracoli", funzionano come sempre. Lo svolgimento del racconto è leggero e divertente; il testo è scorrevole e rapido nella lettura: costruito su capitoli brevi e infarcito di dialoghi semplici e diretti, scorre tra le dita che è un piacere.
Se Il lusso della giovinezza svolge alla perfezione il suo compito in chiave commedia, non si può dire la stessa cosa per quanto riguarda il plot giallo. Questo libro, purtroppo, si rivela  parecchio al di sotto dei precedenti: la trama è poco consistente, priva di guizzi e senza mordente e la stessa scoperta del colpevole non convince granché.
Limitiamoci, pertanto, ad apprezzare cosa c'è di buono nel testo: i battibecchi tra Lamanna e Piccionello, le baruffe sentimentali tra il giornalista e Suleima e l'analisi sociologica di una Sicilia che sta cercando di diventare "grande"; sul versante dell'indagine investigativa, invece, prendiamo questo romanzo come un inaspettato "passaggio a vuoto" sperando di ritrovare presto un Savatteri più ispirato e meno di routine.


Consigliato a: coloro che amano il giallo mediterraneo, con personaggi scoppiettanti e dialoghi briosi, e a chiunque si appassioni ai luoghi e alle descrizioni della meravigliosa terra di Sicilia.


Voto: 6/10


sabato 13 marzo 2021

Il guardiano, Peter Terrin

 

Iperborea è sempre una sicurezza. Nonostante il passare degli anni, continua a rivestire alla perfezione il suo ruolo di "paladina" della letteratura nordica, regalandoci grazie alla sua lungimiranza perle letterarie che, altrimenti, non sarebbero mai arrivate fino a noi.   
Anche quest'ultimo romanzo - Il guardiano, opera dello scrittore belga di lingua olandese Peter Terrin - non delude affatto le aspettative. Si tratta di un racconto inquietante, claustrofobico e surreale, che descrive alla perfezione il grado di alienazione a cui possono giungere alcuni esseri umani.

I protagonisti sono due guardiani, Harry e Michel, che trascorrono le giornate sorvegliando un parcheggio sotterraneo che non lasciano mai. Vivono lì, dormono lì, sempre in attesa di un qualcosa di indefinito che però tarda ad arrivare. Riposano a turno, cuociono il pane e aspettano beni di prima necessità che accolgono ogni volta con le pistole in pugno. Al di fuori del parcheggio, forse, c'è un pericolo reale; non arrivano notizie dal mondo esterno e le uniche cose che riescono a penetrare nell'edificio sono alcune ombre, il ronzare di una mosca e il clangore di una bicicletta.

Siamo al cospetto di una storia piuttosto bizzarra, che racconta alla perfezione lo straniamento esistenziale, e che flirta da vicino con diversi generi letterari: il thriller, il distopico e il giallo a carattere metafisico.
La trama è lugubre, stravagante, a tratti persino horror. Pare che l'autore voglia far riflettere il lettore su un quesito abbastanza insolito: che cosa accadrebbe se ci trovassimo rinchiusi, tutto ad un tratto, in un luogo da cui non possiamo uscire, senza sapere che cosa sia realmente successo all'esterno? 
I riferimenti letterari sono abbastanza scoperti. Harry e Michel rimangono in uno stato di attesa costante come Vladimiro ed Estragone in Aspettando Godot; il mondo all'esterno del parcheggio in cui vivono e lavorano è un'entità sconosciuta, indecifrabile e inquietante come Il deserto dei Tartari descritto da Buzzati.
La scrittura è essenziale, disincantata, quasi ridotta all'osso. Abbiamo pochissime informazioni riguardo all'edificio e ai suoi residenti; non vengono fornite molte spiegazioni extra. Non sappiamo un granché sulle origini dei guardiani o sull'organizzazione da cui dipendono; Harry e Michel vivono costantemente in uno stato di allerta, nell'attesa di nuove provviste e dell'arrivo di un novello guardiano che, prima o poi, li sostituirà in modo da farli promuovere a un posto di responsabilità migliore. E su questi sogni ad occhi aperti pare il caso di fare una piccola riflessione conclusiva: l'autore riempie di desideri e speranze la testa dei suoi protagonisti ma, allo stesso tempo, dona loro pochissima prospettiva nei confronti del futuro.


Consigliato: a coloro che amano i romanzi capaci di raccontare il "tempo dell'attesa", cavalcando più generi letterari e descrivendo in maniera precisa lo straniamento e l'alienazione dell'uomo contemporaneo. 


Voto: 7/10




giovedì 11 marzo 2021

Un colpo al cuore, Piergiorgio Pulixi

 

Con Un colpo al Cuore Piergiorgio Pulixi prosegue il suo personale percorso di crescita: una lenta ma irresistibile escalation che l'ha portato, nel giro di pochi anni, a diventare uno dei migliori autori del thriller/noir di casa nostra.
Dopo l'ottimo L'isola delle anime, vincitore dello Scerbanenco 2019, l'autore cagliaritano si riconferma ad alti livelli e ci consegna un nuovo romanzo dal ritmo implacabile che poco o nulla ha da invidiare alle opere dei rinomati maestri d'oltreoceano. Un libro che, nonostante le 500 pagine, si divora alla  velocità della luce! 
Partiamo, come al solito, dalla trama...    

Un nuovo e temibile serial killer sta mietendo vittime! Le sue cruente azioni rispondono ad una precisa esigenza: quella di riparare i torti del sistema giudiziario.
Così come accadeva nel vecchio film con Michael Douglas Condannato a morte per mancanza di indizi, l'assassino sopperisce alle mancanze delle giurie: rapisce, tortura ed uccide i criminali che hanno scampato la condanna grazie a qualche cavillo.
Ogni volta fa precedere l'esecuzione da un video virale, intitolato La Legge sei tu, attraverso cui chiede alla popolazione di esprimere un giudizio. Sarà salvezza oppure condanna a morte per l'imputato?
L'indagine è affidata alle ispettrici Mara Rais ed Eva Croce che verranno ben presto affiancate dal tormentato vicequestore Vito Strega, già protagonista di Il canto degli innocenti e La scelta del buio. Toccherà ai tre poliziotti cercare di risolvere l'enigma, affrontando un nemico inesorabile e sfuggente che li spingerà a fare i conti col proprio passato.

Massimo Carlotto abbraccia Michael Connelly: così potremmo definire l'evoluzione letteraria di Piergiorgio Pulixi. L'autore non ha di certo scordato il suo punto di partenza: il giallo mediterraneo con tutte le sue implicazioni a carattere sociale. Romanzo dopo romanzo, però, l'ha depurato e riadattato alle nuove esigenze, facendolo confluire in quel vasto bacino rappresentato dal thriller "made in USA". Temi dalla forte connotazione socio-psicologica si sono così sposati ad una scrittura e a una trama incalzanti, facendo nascere una narrazione capace di far coesistere il nucleo iniziale di italianità con l'impeto ammaliante del page-turner.
La scrittura è semplice ma sa essere al tempo stesso accattivante. Lavorando su un plot articolato, ricco di sorprendenti colpi di scena, Pulixi riesce nel duplice intento di divertire il lettore - che si trova a viaggiare su un ottovolante di emozioni - e di farlo riflettere su quel punto di non ritorno rappresentato dallo strapotere dei social e dei media, che arrivano spesso a influenzare il nostro modo di essere.
Un colpo al cuore è un romanzo che funziona alla perfezione, come un delicato meccanismo ad orologeria; un nuovo tassello nella carriera di uno scrittore capace come pochi altri di entrare nel cuore del lettore, aiutandolo a confrontarsi con paure che paiono nuove ma che, in fondo, hanno origini ataviche e lontane. Come gli spiriti che aleggiano nell'aria della straordinaria terra di Sardegna.


Consigliato: a coloro che amano i thriller avvincenti, capaci di coniugare analisi sociale e ritmo incandescente, ed a chiunque voglia fare la conoscenza di uno dei migliori narratori delle ultime generazioni. 


Voto: 8/10 


    

sabato 6 marzo 2021

Il professore di desiderio, Philip Roth

 


Il professore di desiderio è il secondo volume di una trilogia imperniata sul medesimo personaggio: David Kepesh (gli altri due sono Il seno e L'animale morente).
In questo romanzo, Roth racconta gli inizi della vita erotica e sentimentale del protagonista; affidandosi a una scrittura intrisa di ironia e sarcasmo - ma anche di assoluta sincerità - riesce a dar voce alle inquietudini più profonde facendo sì che il lettore si riconosca e, finalmente, arrivi a sorridere delle proprie ossessioni.

Chi è davvero David Kepesh? È un ragazzo emotivamente insicuro, "libertino fra gli eruditi, erudito fra i libertini", che dopo essere cresciuto nell'albergo gestito dai genitori pare avviato verso una brillante carriera di docente di letteratura all'università.
Il fascino e l'attrazione esercitati su di lui dal genere femminile vengono vissuti da David come una questione di conoscenza; ben presto si troverà a vivere momenti coinvolgenti e ad alto tasso di erotismo: dapprima a Londra in compagnia di due sfrontate studentesse svedesi, poi nelle relazioni intime con donne caratterizzate da grande personalità e intelligenza. 
Ogni singolo incontro sarà l'occasione adatta a riflettere sulla portata della passione e sul reale valore dei sentimenti.

Certo, dire che questo romanzo parla allo stesso tempo di "passione erotica" e "ricerca della felicità" pare quasi un ossimoro: le due cose difficilmente, nella vita di un individuo, giungono al punto di  collimare perfettamente.
Assistiamo così alla formazione sessuale e sentimentale del professor Kepesh: uomo dall'indole libertina, succube del fascino femminile, che dopo una giovinezza dissoluta e priva di inibizioni e all'indomani di un matrimonio andato a rotoli, si ritrova improvvisamente vittima dell'impotenza per poi venire tratto in salvo (ma sarà davvero così?) da una donna capace di fargli intravvedere un barlume di felicità. La paura del cambiamento - che sottende, probabilmente, la paura della morte - rimarrà però  a ostacolare i suoi progetti come un muro insormontabile che si innalza davanti al suo cammino. 
Malgrado la storia narrata non sia particolarmente complessa e strutturata, il filo conduttore che attraversa il libro è rappresentato dalla tensione erotica che pervade ogni goccia di sangue del protagonista. Arricchito da pregnanti riflessioni e da arguti flussi di coscienza, quest'opera riesce nell'intento di raccontare la fuggevole transitorietà dell'appagamento sessuale e della vita in generale.
In alcuni brani - i ritratti della madre malata, del padre vedovo e del di lui amico per la raccolta fondi Barbatnik - Roth raggiunge una tenerezza nostalgica che rimane a lungo nei ricordi del lettore; in altre pagine ci dona intuizioni originali e non scontate a proposito di scrittori come Kafka e Cechov (sul quale Kepesh sta scrivendo un interminabile libro).


Consigliato: a coloro che amano la scrittura complessa, avvolgente e capace di scandagliare in profondità l'animo umano e a chiunque apprezzi i romanzi che tentano di colmare il gap tra passione e amore, impulsi sessuali e sentimento.


Voto: 8/10