Javier Cercas è uno scrittore di enorme talento che ha scelto di dedicare impegno ed attenzione alla storia spagnola del Novecento. Come in Soldati di Salamina, in questo romanzo l’obiettivo punta sulla Guerra Civile: una tragedia collettiva consumatasi tra il 1936 ed il 1939 e le cui ferite sono ancora dolorosamente aperte.
Nello specifico, l'autore ha tratteggiato una vicenda umana – quella di un giovane militante della Falange che a soli 19 anni perse la vita in battaglia – che in realtà sembra la concreta rappresentazione di tante altre non troppo dissimili. In questo passaggio dal microcosmo individuale a quello nazionale (e, perché no?, universale), si svolge un'analisi puntuale e precisa che riguarda, in particolare, il peso delle scelte personali ed il tentativo di separare il grano della verità dal loglio della menzogna.
Al centro della vicenda, per l’appunto, è posta la breve esistenza di Manuel Mena... che altri non era che il prozio materno di Javier Cercas stesso. Il giovane si arruolò nell'esercito di Franco all'inizio del conflitto civile e morì, dopo due anni, nel corso della battaglia dell’Ebro. Quel ragazzo, purtroppo, non avrebbe mai saputo di essersi battuto per una causa ingiusta e di aver perso la vita dal lato sbagliato della barricata.
Javier Cercas racconta la vicenda tragica di un suo antenato prossimo – un brillante studente divenuto soldato - unendo la precisione dello storico alle indiscutibili doti letterarie. Ne scaturisce un’indagine allo stesso tempo individuale e collettiva, che si trasforma pian piano in un’opera sulla guerra, scritta da un autore che alla guerra si è sempre mostrato profondamente contrario.
Lo scrittore spagnolo serve al lettore una serie di domande che, al termine del libro, non otterranno una risposta nitida ed insindacabile. Più che fornire soluzioni a buon mercato, a Cercas interessa soprattutto proporre spunti validi al punto da spingere i fruitori del romanzo ad una intensa e ponderata riflessione.
La comprensione del passato, però, non rappresenta un processo meramente intellettuale: l’autore sembra volerci dire che una “pacificazione” (intesa nel senso più ampio del termine: con i propri antenati, col proprio paese ma anche con se stessi) è sempre possibile… ma deve avvenire attraverso un percorso come quello da lui compiuto sulle tracce del povero Manuel Mena.
Consigliato a: coloro che apprezzano i libri-verità, a metà strada tra l’indagine storica e la docu-fiction, in cui le vicende di un individuo vengono utilizzate per raccontare la storia di una nazione, ed a chiunque voglia lanciare lo sguardo all'interno della Spagna del primo Novecento e del conflitto che l’ha dilaniata.