venerdì 6 aprile 2018

10 autori francesi che bisognerebbe conoscere



Ah, la France!
Con i cugini d’oltralpe abbiamo da sempre uno strano rapporto di amore-odio.
Così vicini ma così diversi da noi, così amici ma allo stesso tempo così ostili, i francesi costituiscono una sorta di specchio – talvolta sincero ma molto spesso illusorio e deformante – in cui siamo abituati a rimirare la nostra immagine riflessa. Attraverso un percorso fatto di avvicinamenti progressivi ma anche di repentini tradimenti, di ammiccamenti entusiastici e di fratture improvvise, i rapporti tra Italia e Francia – collaborativi, competitivi, conflittuali – hanno segnato la storia Europea del ventesimo secolo, lasciando tracce profonde  anche nel mondo della cultura.
Poteva andare diversamente per la letteratura gialla? La risposta pare quanto mai scontata…
Le contaminazioni tra i due mondi sono state continue, evidenti e ripetute. Se osserviamo con attenzione il versante Italia, l’influenza del giallo francese è innegabile.
Facciamo alcuni esempi. I due maestri del noir francese Boileau e Narcejac dimostrarono un pubblico apprezzamento per Giorgio Scerbanenco, lodandolo senza riserve all'uscita del romanzo Venere privata. Un altro grande autore come Jean-Claude Izzo, considerato uno degli inventori del “giallo mediterraneo”, è stato un maestro spirituale per alcuni autori nostrani, primo fra tutti Massimo Carlotto (che ha contribuito non poco a farlo conoscere nel nostro paese). In epoca più recente il torinese Enrico Pandiani, col suo ciclo dedicato a Les Italiens, mostra alcuni punti di convergenza con scrittori francesi quali Frédéric Dard e Jean-Patrick Manchette.
Ma non divaghiamo troppo. È arrivato il momento di addentrarci pian piano nel territorio della letteratura di genere transalpina.    

Il giallo francese – specialmente quello del periodo compreso tra gli anni quaranta e settanta del secolo scorso – è stato spesso identificato col termine “polar”: un neologismo creato ad hoc dalla critica d’oltralpe dall'unione delle parole  policier (poliziesco) e noir. Rispetto alle altre tipologie di letteratura europea, il polar si è sempre distinto per la sua peculiarità, dovuta alla fusione degli elementi tipici dei due generi: la struttura del primo e l’atmosfera introspettiva del secondo. I protagonisti sono  spesso commissari coinvolti in un processo di cambiamento: una sorta di catarsi che viene sublimata attraverso il percorso narrativo.
L’intento dell’articolo è quello di raccontare la storia e l’evoluzione del giallo francese, le cui radici provengono da molto lontano. Emile Gaboriau è stato uno dei pionieri della letteratura poliziesca: i suoi romanzi con protagonista Monsieur Lecoq precedono di qualche anno l’avvento di Conan Doyle e degli autori “vittoriani”. Abbiamo però preferito concentrare la nostra attenzione su dieci scrittori contemporanei, non tutti noti al grande pubblico ma senz'altro più vicini a noi come modo di sentire e di percepire la realtà.
Dopo queste iniziali avvertenze, possiamo finalmente cominciare con la nostra lista.       


Léo Malet (1909-1996): Léo Malet, “l’anarchico conservatore” (come amava lui stesso definirsi), è uno dei capostipiti del noir francese. Con la pubblicazione di 120 Rue de la Gare (1943), fece conoscere alla Francia l’investigatore privato Nestor Burma: un antieroe ironico ed anarchico che è considerato la sua creazione narrativa più riuscita. Burma sarà protagonista di una trentina di romanzi, recentemente ripubblicati in Italia da Fazi.

Boileau-Narcejac: Questa è la firma comune di Pierre Boileau (1906-1989) e di Pierre Ayraud (in arte Narcejac), i due Maestri universalmente riconosciuti del poliziesco francese. Nell'arco di una quarantina d’anni (tra il 1952 e il 1991, per essere precisi), hanno scritto romanzi di grande spessore, alcuni dei quali sono ritenuti autentici capolavori del polar. Dalle loro storie (disponibili nelle edizioni Adelphi) sono stati tratti importanti adattamenti cinematografici, tra cui vanno sicuramente citati La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock, ed I diabolici, di Henri-Georges Clouzot.

Frédéric Dard (1921-2000): Si tratta di uno dei colossi del noir – non solo francese – della seconda metà del Novecento. Amico intimo di Simenon, è stato un autore incredibilmente prolifico, con oltre 300 romanzi all'attivo nel corso della sua lunga carriera. È autore di una serie incentrata sulla figura del Commissario Sanantonio: una sorta di James Bond in salsa francese, membro dei servizi segreti, che esce miracolosamente indenne da una serie di pericolose avventure, riuscendo a risolvere i casi più spinosi. La serie è stata pubblicata in Italia da Edizioni e/o.


Jean-Patrick Manchette (1942-1995): Fu colui che “reinventò” il noir transalpino agli inizi degli anni Settanta. La sua produzione fu piuttosto limitata (una decina di opere tra il 1969 e gli anni ottanta del secolo scorso), ma particolarmente importante: una serie di romanzi spesso intrisi di violenza, ma capaci di analizzare a fondo la società francese dell’epoca. Vicino all'estrema sinistra, influenzò col suo credo politico le trame ed i personaggi. Einaudi ha pubblicato alcune delle sue opere più celebri.

Pierre Magnan (1922-2012): Storia piuttosto singolare quella dell’autore. Nel 1976 venne licenziato dalla società di trasporti in cui aveva lavorato per 27 anni. Ne approfittò per scrivere Il sangue degli Atridi, il romanzo che lo proiettò nell’olimpo della notorietà facendogli vincere il premio Quai des Orfèvres. In questo libro fa la comparsa il Commissario Laviolette, che tornerà in opere successive. Alcuni suoi romanzi sono disponibili nelle edizioni Voland, Robin e Meridiano Zero.

Jean-Claude Izzo (1945-2000): Prematuramente scomparso, con la trilogia marsigliese – composta dai romanzi Casino totale, Chourmo e Solea – Izzo ha scritto la storia del noir mediterraneo contemporaneo. Protagonista della serie è Fabio Montale, un personaggio indimenticabile: un uomo che ama profondamente la sua città ma che, allo stesso tempo, dimostra in ogni frangente una lucidità sorprendente. All’inizio della trilogia è un semplice poliziotto, ma ben presto dovrà improvvisarsi detective per questioni contingenti. Le opere di Izzo sono pubblicate da Edizioni e/o.


Jean-Christophe Grangé (1961): Ex giornalista free lance, con il suo secondo romanzo I fiumi di porpora (1998) ha ottenuto uno straordinario successo di pubblico, diventando l’autore francese più conosciuto al mondo. I libri successivi lo hanno consacrato come Re del bestseller: hanno venduto milioni di copie e per gran parte di essi è arrivato – puntuale come un orologio svizzero – l’adattamento cinematografico. Garzanti ha pubblicato in Italia tutte le sue opere, che continuano a riscuotere un notevole successo.

Fred  Vargas (1957): Si tratta della Signora (la maiuscola è d’obbligo) del giallo francese. È ormai considerata una celebrità a livello europeo, soprattutto grazie al successo della serie dedicata a Jean-Baptiste Adamsberg, commissario del 13° arrondissement di Parigi. Il protagonista dei suoi romanzi è un poliziotto accorto e riflessivo che, trovandosi alle prese con casi in apparenza irrisolvibili, pare quasi brancolare nel buio; le sue prodigiose intuizioni – che giungono in maniera improvvisa – lo aiutano però a dipanare anche le matasse più ingarbugliate. Le opere della Vargas sono pubblicate da Einaudi.

Pierre Lemaitre (1951): Con alle spalle una lunga carriera di insegnante, è considerato uno dei migliori autori del giallo-noir contemporaneo. I suoi romanzi, in Francia, hanno fatto man bassa di premi specializzati. Nel 2013 ha pubblicato Ci rivediamo lassù, un libro con cui ha dimostrato un talento capace di travalicare gli angusti confini del genere, approdando nel territorio della cosiddetta “alta letteratura”: il Premio Goncourt è stato il giusto riconoscimento per l’impegno profuso. La fortuna delle sue opere ha attraversato i confini nazionali: in Italia i romanzi sono editi da Mondadori.

Hervé Le Corre (1955): Considerato dalla critica d’oltralpe l’unico vero erede di Jean-Claude Izzo (“Bordeaux è per Le Corre ciò che Marsiglia rappresenta per Izzo”, ha scritto qualcuno), Le Corre ha fatto incetta di premi letterari. Insegnante come il collega Lemaitre, con il suo ultimo romanzo Dopo la guerra (Premio Le Point 2014) ha riscosso un meritato successo di pubblico in tutta Europa. In Italia le sue opere sono state pubblicate da Piemme e da Edizioni e/o.

Qualcuno, forse, storcerà il naso di fronte all'assenza dall'elenco del grande Georges Simenon; la sua esclusione, però, non è dovuta ad una mera dimenticanza: si è preferito scegliere come criterio la nazionalità dello scrittore (Simenon era belga ed orgoglioso di esserlo) piuttosto che puntare sulle caratteristiche del suo personaggio – l’indimenticabile Commissario Maigret – che vanta indubbiamente indole e cromosomi francesi. Inoltre, un fuoriclasse come Simenon sarebbe risultato un tantino ingombrante per gli altri autori, che avrebbero corso il rischio di venire schiacciati dalla sua opera straordinaria quanto monumentale. Meglio dedicargli uno spazio tutto suo, magari in un prossimo articolo (lo merita sicuramente).

Giunti al termine di questa rapida carrellata, possiamo constatare come il giallo/noir – pardon, polar – francese goda tutt'oggi di ottima salute.
Con un retroterra solido ed una tradizione che si tramanda di generazione in generazione, rappresenta uno dei capisaldi del genere a livello europeo: continua a sfornare autori capaci di andare “al di là” del mero racconto poliziesco, con una profondità ed una complessità di analisi sconosciuta a gran parte delle crime-story made in U.S.A.
Nuovi autori di talento stanno pian piano aggiungendosi ai predecessori. Alcuni, come Michel Bussi, Bernard Minier e Ian Manook, hanno rielaborato il racconto classico, adattandolo alle nuove realtà socio-culturali; altri – Franck Thilliez o Maxime Chattam – hanno invece creato una frattura con l’impianto tradizionale, rielaborando a loro modo il thriller di matrice americana, condendolo di suggestioni ed elementi tipici della cultura transalpina.
In che direzione sta andando il caro vecchio polar? Difficile – per non dire impossibile – dare una risposta precisa. La strada intrapresa, però, sembra davvero quella giusta: l’enclave letteraria in territorio europeo funziona perfettamente ed è degna di attenzione, tanto da spingerci nuovamente a sussurrare: Ah, la France! 



Nessun commento:

Posta un commento