lunedì 19 marzo 2018

Aspettando Godot, Samuel Beckett



Chi sarà mai questo Godot? E perché gli stralunati e malinconici protagonisti continuano indefessamente ad aspettarlo? Questi interrogativi, purtroppo, rimangono irrisolti e fanno parte dell'eterno mistero del teatro.
Da tempo intendevo leggere questo testo, che rappresenta senza dubbio la più celebre opera di Samuel Beckett, Premio Nobel per la Letteratura nel 1969. Confesso di aver rimandato a lungo per una serie di preconcetti nei confronti del genere che, nel corso della lettura, si sono rivelati del tutto infondati. Aspettando Godot è una straordinaria tragicommedia, associata al cosiddetto teatro dell'assurdo, che merita di essere letta senza avere il pregiudizio di voler comprendere tutto e subito.

L'opera, costruita intorno al tema dell'attesa, è divisa in due atti (abbastanza simili come struttura e contenuto). 
Vladimiro e Estragone sono due clochard che si ritrovano in una strada di campagna, sotto ad un albero. Un certo Godot ha dato loro appuntamento in quel luogo ed i due amici stanno aspettando il suo arrivo. Nell'attesa, litigano e pensano di separarsi, ma alla fine rimangono l’uno accanto all'altro. Dai loro discorsi assurdi e sconclusionati, emerge l’insensatezza dell’umana esistenza.

Si tratta di un’opera magnetica e complessa, nella quale è assente qualsiasi sviluppo dal punto di vista temporale: quasi a voler dire che nella vita non ci sono possibilità di cambiamento. La trama, scarna ed essenziale, rappresenta un continuo ripetersi/accumularsi di piccoli eventi che non conducono ad alcuna soluzione logica o ad un reale punto d’approdo.
La miscela di generi diversi - tragedia e commedia, teatro comico e cabaret – fa accantonare quelli che, fino a quel momento, venivano considerati i capisaldi intangibili del teatro moderno: situazioni, trama e significato. 
Il lettore/spettatore viene così condotto per mano attraverso un’esperienza che definirei unica. Ed alla fine arriverà a comprendere che chiunque, in questo mondo, è in attesa del suo “Godot”: una risposta che riveli il vero senso dell’esistenza ma che, probabilmente, non arriverà mai.


Consigliato a: coloro che vogliono affrontare un testo teatrale unico ed irraggiungibile, capace di scandagliare la complessità dell’animo umano in maniera originale, ed a chiunque serbi il costante desiderio di farsi ancora delle domande sul senso della vita.


Voto: 7,5/10 


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